L’Onda: un esperimento sociale divenuto libro e poi film

L’Onda: un esperimento sociale divenuto libro e poi film

Ci sono molti film che raccontano, o provano a raccontare, il disagio giovanile, la facilità con cui la mente umana può essere manipolata, la scarsa presa di coscienza delle persone e la difficoltà di sviluppare un pensiero critico. Tutti questi temi sono meravigliosamente concentrati in L’onda, film notevolissimo ambientato nella Germania di inizio Duemila, che mostra come dare certi valori e certe conquiste per scontate è sempre sbagliato.

una scena del film l'onda

Cast e produzione

Il cast de L’onda ha coinvolto molti giovani ma bravi attori, tra cui Dennis Gansel, nei panni di uno dei protagonisti, Martin, Max Remelt in quelli di Marco, Jennifer Ulrich come Karo e Tim Oliver Schultz come Jens. A prestare il volto al professore da cui tutto ha inizio, invece, un bravissimo Jurgen Vogel.

Prodotto da Costantin Film e uscito in Germania nel 2008, ebbe un gran successo, tanto da ottenere diversi premi per la sceneggiatura. Il film è stato poi proiettato in tutto il mondo, ma ancora più celebre è il libro da cui è stato tratto, scritto da Todd Strasser, sotto lo pseudonimo di Morton Rhue, oggi un classico della letteratura tedesca nelle scuole e tratto da una storia vera che sconvolse la Germania di allora. Il regista è lo stesso Dennis Gansel che recita anche come uno dei ragazzi coinvolti, non nuovo a film impegnati di questo tipo.

La trama e i temi

L’onda è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che credono nella perfetta razionalità e consapevolezza della mente umana. Nella Berlino all’inizio del nuovo millennio, il professor Rainer Wenger deve tenere un corso sulla autarchia, mentre avrebbe preferito quello sulla anarchia, sottrattogli da un suo borioso collega.

Un po’ per vendicarsi, un po’ perché stimolato dai suoi ragazzi che sostengono che una dittatura in Germania sia ormai impossibile, organizza un esperimento sociale in cui egli sarà il capo della classe, gli studenti i suoi sottoposti e direttamente ai suoi ordini durante le ore di lezione.

Durante la settimana del corso, i ragazzi si uniranno davvero in un gruppo, chiamato L’Onda, che riconosce il professore come capo assoluto. La situazione inizia presto a degenerare, fino al finale, profondo e drammatico, che deve indurre lo spettatore a più di una riflessione.

l'onda - recensione film

Un’indagine accurata sulla mente umana

Forse il partire dalla solida base del best seller omonimo ha aiutato gli sceneggiatori, ma L’onda è un capolavoro per la sua profondità di trama e capacità di toccare con la giusta decisione i temi giusti, senza risultare spocchioso o eccessivo, ma centrando sempre il punto e lasciando più di un punto interrogativo nella testa di chi lo ha guardato con attenzione e la consapevolezza che i fatti narrati, se pur forse leggermente rivisti, sono realmente accaduti e interamente documentati.

Ritmo della narrazione e l’alternarsi continuo dei protagonisti rendono il film una scarica di tensione e di pathos, fino al tragico finale. La regia riesce nell’impresa non facile di non snaturare il libro, arrivando anche ad una durata più che accettabile per una pellicola di questo tipo, circa un’ora e mezza. Tutti i personaggi sono ben approfonditi, i loro stati d’animo ben spiegati e sfaccettati, a partire dal professore che darà il via all’esperimento, di cui inizialmente sembra essere in controllo ma da cui poi sarà totalmente assorbito.

Tutti gli attori, per quanto giovani, si calano benissimo nei loro personaggi, restituendo l’idea di una gioventù complessa, con le sue convinzioni, le sue insicurezze, le sue necessità. Il tutto concorre a mettere sul piatto problemi di grande attualità, soprattutto per un popolo come quello tedesco: la mente umana è davvero così facilmente manipolabile? Il ritorno di una dittatura è possibile anche in una Paese che ne ha conosciuto i danni come forse nessun altro? Fin quando la scuola può portare i suoi studenti a riflettere senza diventare invasiva? Il film non promette risposte a tutti questi interrogativi, ma pone diversi spunti di riflessione e ci ricorda che, per quanto ci consideriamo il prodotto di una società civile e avanzata, per ricadere nel baratro basta un attimo.