Luca: la Disney in Italia – Recensione
Un ritratto un po’ stereotipato, ma tutto sommato piacevole, del nostro meraviglioso Paese. Può essere presentato così Luca, uno degli ultimi prodotti Pixar per conto di Disney, che muove i suoi passi all’interno di un paesino ligure.
Comparto tecnico stellare, trama semplice ma lineare e appassionante, personaggi validi e credibili. Come esordio per il regista americano di origine italiana Enrico Casarosa è sicuramente un successo, e promette grandi cose per il futuro, sia come possibile sequel sia per altre produzioni simili.
Cast e produzione
Pixar torna a prendersi la scena con un cartone animato di grandissima qualità, in cui comparto grafico e audio sono ormai attestati su livelli altissimi.
Le voci scelte sono perfette, sia nella versione originale che in quella italiana. In particolare, con il doppiaggio originale abbiamo Jacob Tremblay per il protagonista, Luca Paguro, e Jack Dylan Grazer per il suo amico, Alberto Scorfano. Abbiamo poi Emma Berman come Giulia, personaggio chiave nella trama, e Saverio Raimondo che presta la voce all’antagonista, Ercole Visconti.
Alla regia, come anticipato, Enrico Casarosa, che sceglie il suo paese d’origine, e nello specifico le Cinque Terre della Liguria, per ambientare il suo cartone d’esordio. Casarosa non è comunque nuovo a produzioni di grande qualità, come quando aveva quasi centrato un oscar per La Luna, suo cortometraggio di ormai dieci anni fa.
La trama di un cartone innovativo
Luca riesce ad essere innovativo malgrado tratti temi abbastanza tipici di altri cartoni, sia Disney che di altre case. Luca è una creatura marina che, se esce dall’acqua, assume un aspetto umano. Poiché gli uomini sono considerati malvagi e violenti, però, arrivare in superficie è vietato, e quando il curioso Luca sente la tentazione di esplorare l’esterno viene sempre rimproverato dai suoi genitori.
Dopo qualche indecisione, però, Luca conoscerà Alberto, creatura marina come lui che però vive da molto sulla terra ferma, e lo convince ad entrare in un paesino umano. I due conosceranno Giulia, che li trascinerà in una competizione tradizionale che li porterà a sfidare non solo temibili avversari, ma anche sé stessi e le loro paure, i loro limiti e i pregiudizi di due società che non si conoscono.
Perché Luca riesce a lasciare il segno
Forse sono i personaggi credibili nelle loro sfaccettature, l’ambiente bucolico di un’Italia degli anni Sessanta, la creazione di un universo Disney finalmente nel nostro Paese, ma Luca riesce a lasciare il segno in chi guarda. La prima parte, che si concentra sul rapporto che si crea tra i due ragazzi, è un inno all’amicizia vera, di quelle che solo un’estate al mare può cementificare. Alberto spinge Luca a migliorarsi, a mettere a tacere le sue paure, a superare pregiudizi e idee preimpostate, spesso rischiando davvero e sfiorando l’incoscienza.
Luca compie una vera e propria formazione: da timido e impacciato, legato alla famiglia e a quei valori, inizia a crescere con Alberto, per cambiare ancora quando inizia a conoscere meglio Giulia, la ragazza umana del paese con cui comporrà il terzetto per partecipare alla gara. Questo lo porterà a un conflitto tra amore e amicizia, tra la curiosità e la voglia di esplorare un nuovo mondo e la necessità di tornare dai suoi genitori per spiegargli tutto.
L’unico neo della produzione, soprattutto di un cartone che vuole combattere gli stereotipi, sono gli elementi preconcetti affibbiati all’Italia. La Vespa come status symbol, la pasta di tutti i tipi, vestiti pregiati, cittadine in cui la vita scorre lenta in mezzo a vicoli stretti e pittoreschi.
Un finale aperto
Per chiunque abbia amato Luca, il finale non può che far sperare in un sequel, visto che, se la trama principale di questo cartone si conclude, i rapporti tra i protagonisti possono essere senza dubbio ampliati e dar vita a nuove storie.