Io sono Leggenda: la recensione del film post apocalittico con Will Smith
Celebre film, uscito ormai quindici anni fa, Io sono Leggenda ha scritto una pagina importantissima della storia del cinema, diventando una delle prete miliari del genere della science fiction con sfumature horror.
Cast e produzione
Parliamo di un titolo uscito ormai nel lontano 2007, che prendeva le mosse dall’omonimo romanzo di Richard Matheson. Alla regia Francis lawrence, che ha dato via al terzo tentativo cinematografico di trasporre sul grande schermo il libro di Matheson, dopo l’ultimo uomo sulla terra e Occhi Bianchi sul pianeta Terra, tutti usciti nello scorso secolo e molto interessanti da vedere qualora si volesse fare un confronto. Il film, prodotto da Warner Bros, sbarcò alla fine del 2007 nelle sale degli Stati Uniti, a gennaio 2008 in quelle europee.
Raccoglieva un cast di grande spessore, con Will Smith nei panni del protagonista, Robert Neville, Alice Braga in quelli di Anna Montez, il piccolo Charlie Tahan come Ethan. Recitarono poi Dash Mihok e Joanna Numata rispettivamente come Uomo e Donna Alpha e Salli Richardson come Zeo Neville, moglie del protagonista. Altro nome di rilievo è quello di Emma Thompson come dottoressa Alice.
La trama
Io sono Leggenda parte dalla New York del 2012. Un virus uccide gli uomini e li trasforma in vampiri, lasciando la città deserta. In questo futuro distopico, il dottor Robert Nivelle cerca di scoprire un siero che salvi l’umanità, sapendo di dover sopravvivere in un mondo ostile, con la sola compagnia del suo cane lupo.
Tutto gira intorno alla enorme solitudine del protagonista, che si ritrova a fare i conti con sé stesso, i suoi dubbi, la sua indecisione, i suoi difetti e la sua voglia di andare avanti. Sa che può spostarsi solo di giorno, mentre la notte i vampiri escono dai loro rifugi per aggredirlo. Per tre quarti del tempo, il film vede Will Smith in totale solitudine, se escludiamo la sua compagna a quattro zampe. Man mano che la narrazione avanza, si vedono le remore morali e i legami sociali che abbandonano il dottor Nivelle, sempre più in difficoltà. Egli si dimostra totalmente umano, prima di diventare la leggenda che il titolo promette.
Perché il film riesce
Io sono leggenda ha colpito molto tutto l’immaginario comune, andando a toccare la sensibilità di moltissime persone. Merito di questo va riconosciuto a un grandissimo Will Smith, in uno dei film che lo consegnano al successo planetario dalla sua partenza come rapper.
Egli incarna la speranza dell’umanità, quasi come un supereroe, ma è terribilmente solo e teme di non riuscire a vincere la follia che sente avvicinarsi sempre di più, a causa della solitudine. Proprio questa debolezza lo rende unico e lo fa amare al grande pubblico.
L’importanza della routine per l’uomo
L’elemento che fa più empatizzare lo spettatore con il dottor Nivelle è proprio questa necessità di ricominciare una nuova routine anche in un mondo post apocalittico. L’unico luogo in cui riesce a mantenere la calma diventa il suo laboratorio, dove si impone una vita uguale e che segue una precisa scaletta. Piange la sua famiglia e tutto quello che ha perso, riempie le stanze di manichini, amici immaginari che fa dialogare e che gli tengono compagnia nell’eterno sperimentare tra provette e siringhe.
Io sono leggenda vuole far riflettere sull’importanza del sacrificio, sulla capacità di sacrificarsi, stringere i denti quando i motivi per farlo sembrano ormai scomparsi. Inoltre racconta di come l’umanità abbia sempre la scelta, e come questa scelta impatti in maniera devastante sul pianeta che abita.
Complimenti vanno fatti alla regia, malgrado ogni tanto pare che alcuni schemi della narrazione si ripetano o siano presi dal altri titoli del genere, mentre altre scene sono davvero epiche e rimangono impresse nella mente di chi guarda.